ritratto di Dante Alighieri

Dante

scheda sintetica

Chi scrive non è un critico letterario, ma un cultore di filosofia, e come tale pubblica alcune brevi considerazioni sulla Divina Commedia; inutile dirlo, senza alcuna pretesa.

la divina Commedia

detrattori celebri

C'è chi la critica pesantemente, anche tra i cattolici: penso a von Balthasar, eminente teologo, ma anche a Giacomo Contri, geniale psicoanalista.

Il primo le rimprovera soprattutto l'Inferno, dove Dante cristallizzerebbe in modo definitivo il destino di buona parte del genere umano; il che va contro l'idea, accarezzata dal teologo svizzero, di una possibile salvezza per tutti gli esseri umani.

Il secondo, che - devo confessare - conosco su questo tema più per frammenti che per un sistematico studio, ha svariate riserve riconducibili in ultima analisi all'uso dantesco di un concetto di natura, un po' troppo ... naturalistico.

Quanto diremo nei cenni seguenti può essere letto anche come risposta a tali obiezioni.

che cos'è la Commedia

Dico che cosa è per me, almeno; sulla scorta soprattutto di un autore, che l'ha saputa leggere con simpatia, Romano Guardini, nei suoi Studi su Dante, tr.it. Morcelliana.

La convinzione che sta alla base è che il presente, nella sua incerta variabilità, acquista pienamente senso solo se rapportato all'eterno, al definitivo.

Ma per fare questo non occorre profetizzare ciò che accadrà alla fine: basta guardare con onestà ciò che è sotto i nostri occhi: l'Inferno è già da adesso, è adesso per quanti disprezzano il Mistero che ci ha creati, e il Paradiso è adesso, per chi accetta l'Iniziativa del Mistero.

Non sto dicendo che non ci siano un Inferno e un Paradiso ultraterreni, ma che di loro abbiamo un convincente assaggio in questa vita, ed è di questo assaggio probabilmente che la Divina Commedia (anzitutto) tratta.

affresco di Domenico di Michelino nel Duomo di Firenze
dipinto di Domenico di Michelino

Che Dante nella Commedia parli più del presente che del futuro, nel senso appena spiegato, ci sembra concorrano a dirlo diversi elementi

Se infatti egli parlasse dell'un al-di-là perché pone gli ignavi in una terra di mezzo? Teologicamente ciò non sta in piedi: dopo il Giudizio non si potrà stare che o in Paradiso o all’Inferno.

Inoltre anche il concetto di Limbo come condizione eterna è decisamente discutibile.

Ora entrambi questi concetti rientrerebbero in una logica perfettamente ortodossa, se si immagina il cammino di Dante come un approfondimento dell’al-di-qua, che pur avendo una valenza ontologica, non ha la pretesa di rispecchiare con esattezza le fattezze dell’Oltre, di profetizzare nei dettagli l’Eschaton, quanto piuttosto vuole indicare che la verità delle cose di questo mondo richiede di oltrepassare la solita superficialità con cui le affrontiamo.

In questa direzione vanno anche i seguenti elementi:

Così trova risposta l'accusa di von Balthasar: Dante non pretende di “imbalsamare” nessuno, ma guarda la storia (la fede è infatti in un Dio che si è fatto uomo, perciò non deve distogliere gli occhi dalla realtà concreta, storica) con occhi che ne cercano il senso più profondo, oltre l'apparente trionfo dei cattivi e la apparente sconfitta dei buoni.

Se egli cita i nomi e le circostanze di ben precisi personaggi storici non è perché pretenda di definirne davvero il destino eterno, che solo il supremo Giudice conosce, ma perché i loro casi concreti, nel bene o nel male esemplificano, almeno imperfettamente, le grandi scelte che ogni uomo è chiamato a compiere in questa vita.

naturalismo?

Forse questa accusa potrebbe reggere riguardo alle idee politiche di Dante, la cui fiducia nel potere imperiale appare francamente sproporzionata. E potrebbe avere qualche verità anche in qualche altro caso particolare (pensiamo ad esempio alla sua stupefacente, bizzarra stima per Sigieri di Brabante).

Ma nell'insieme ci sembra che Dante rispecchi in modo sostanzialmente corretto il rapporto natura/soprannaturale, quale era stato custodito nella tradizione cattolica a lui precedente: la natura infatti non viene idolatrata, ipostatizzandola in una presunta autosufficienza, ma vista in termini di dinamico orientamento verso un compimento soprannaturale, che solo la gratuita liberalità del Mistero può compiere.

Virgilio (la ragione naturale) guida sì Dante per un lungo tratto (Inferno e Purgatorio), ma

Certo, Dante è convinto che esista una natura (umana e infraumana) dotata di una sua consistenza e di sue leggi: ma in questo è in ottima compagnia: S.Tommaso, ma anche la corrente “agostinista”.

una corretta gerarchia del male

Non possiamo tacere un altro apprezzabile elemento nella Commedia, ossia la gerarchizzazione del male in base alla lucidità della consapevolezza soggettiva, piuttosto che in base alla materia oggettiva: i peccati passionali (gola, lussuria) sono puniti in modo più leggero, perché minore ne è stata la volontarietà; mentre lo stesso suicidio o la stessa bestemmia contro il Creatore (punito il sabbione infuocato), in quanto imputabili a scelte in cui la passionalità ha comunque inciso fortemente, sono puniti meno duramente del male freddamente premeditato, il tradimento.

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