una rappresentazione pittorica del Padrone del Mondo

Benson - Il padrone del mondo

Il libro di Benson presenta non pochi limiti, anche se il suo valore, se ben interpretato, è quello di mettere in guarda dal potere che il Male ha sul “mondo”.

In effetti, tutto il problema sta nell’intendere bene il concetto di mondo.

una interpretazione inaccettabile

noi buoni, loro cattivi?

Se per mondo si intendono gli altri, qualcosa che è solo o soprattutto fuori di noi, allora il testo di Benson porterebbe acqua al mulino di una impostazione ultraconservatrice ed anticiperebbe in qualche modo l’opzione Benedetto, in un senso istericamente antimoderno: il mondo è marcio, dobbiamo uscirne e fare una cittadella di santi separata dal mondo, che ci assedia e ci vuole distruggere.

E non mancano ne Il padrone del mondo, passaggi che avvalorano questa interpretazione. Infatti il papa è riuscito, con una mossa che più inverosimile non potrebbe essere (ha ceduto tutte le chiese italiane allo Stato - per cui la gente non avrebbe più dove andare a messa), si è fatto cedere la città di Roma tutta per sé e per i cristiani, espellendone tutti i peccatori. In tale “città dei Santi” è stata ripristinata la pena di morte, anche per apostasia. In essa sono convenuti i sovrani di tutta Europa, a riprova che il potere viene da Dio e non dal popolo. Si può leggere in questo racconto l'idea che i cristiani devono separarsi anche fisicamente dal mondo, da un mondo visto come irrimediabilmente perso, e costruire una loro cittadella. Insomma ci sono alcuni totalmente buoni e altri totalmente cattivi: questo va contro la parabola della zizzania e pretende di anticipare il Giudizio Universale. Inoltre l'idea che i monarchi convenuti sotto le ali del papa siano in quanto tali buoni suggerisce che la democrazia sia qualcosa di intrinsecamente satanico; e anche questo è stato ampiamente superato dal Concilio Vaticano II. Nella Roma purificata dai peccatori vi è poi il rifiuto di qualsiasi elemento moderno, inclusa la tecnologia:

since Peter was the Rock, the City of Peter was the Capital of the world, and should set an example to its dependency: this could not be done unless Peter ruled his City, and therefore he had sacrificed every church and ecclesiastical building in the country for that one end. Then he had set about ruling his city: he had said that on the whole the latter-day discoveries of man tended to distract immortal souls from a contemplation of eternal verities—not that these discoveries could be anything but good in themselves, since after all they gave insight into the wonderful laws of God—but that at present they were too exciting to the imagination. So he had removed the trams, the volors, the laboratories, the manufactories—saying that there was plenty of room for them outside Rome—and had allowed them to be planted in the suburbs: in their place he had raised shrines, religious houses and Calvaries. Then he had attended further to the souls of his subjects. Since Rome was of limited area, and, still more because the world corrupted without its proper salt, he allowed no man under the age of fifty to live within its walls for more than one month in each year, except those who received his permit. They might live, of course, immediately outside the city (and they did, by tens of thousands), but they were to understand that by doing so they sinned against the spirit, though not the letter, of their Father’s wishes. Then he had divided the city into national quarters, saying that as each nation had its peculiar virtues, each was to let its light shine steadily in its proper place. Rents had instantly begun to rise, so he had legislated against that by reserving in each quarter a number of streets at fixed prices, and had issued an ipso facto excommunication against all who erred in this respect. The rest were abandoned to the millionaires. He had retained the Leonine City entirely at his own disposal. Then he had restored Capital Punishment, with as much serene gravity as that with which he had made himself the derision of the civilised world in other matters, saying that though human life was holy, human virtue was more holy still; and he had added to the crime of murder, the crimes of adultery, idolatry and apostasy, for which this punishment was theoretically sanctioned.

il Male crea unità?

Un altro elemento che porterebbe acqua al mulino di una interpretazione ultraconservatrice, fondamentalistica, de Il Padrone del mondo è l'idea che il Male riesca a operare la pace. Questo può essere letto come una critica non solo alla massoneria e alle sue pretese, ma a qualsiasi tentativo di diffondere dei valori universali, ossia a qualsiasi idea di diritti umani universalmente validi.

Ma che il Male riesca a creare unità e pace non pare possibile, perché ci può essere vera e stabile unità solo dove ci sono la verità e il bene. Il diavolo non è capace di creare vera unità, ma dov'è lui c'è divisione, guerra. E anche questo tratto del il Padrone del mondo sembra funzionale all’ultraconsevatorismo, che sopravvaluta costantemente, in funzione di un allarmatissimo vittimismo, la potenza del Male. Possiamo ricordare come invece il Medioevo, che pure l'ultraconservatorismo giura di amare, concepiva il diavolo come un essere grottesco e brutto, molto meno potente di quanto ha pensato l’età moderna. Dante e Virgilio ad esempio, nel loro viaggio attraverso l'Inferno, non hanno grosse difficoltà a mettere più volte nel sacco dei diavoli.

Direi perciò che questa idea che il Male possa creare una pace mondiale è un elemento che, preso così com'è, non sarebbe accettabile in una autentica visione cristiana.

una possibile interpretazione positiva

Tuttavia se per “mondo” si intende qualcosa che attraversa il cuore di ogni uomo allora si sarebbe in un'ottica genuinamente ortodossa. A quale condizione lo si può interpretare così? A condizione che la vicenda narrata nel libro di Benson si riferisca non alla storia, ma all'eschaton, alla fine della storia, al momento in cui la storia trapasserà nell'eternità.

Lì in effetti ci sarà sì la separazione delle “pecore” dai “capri”, e alcuni saranno destinati ad diventare perfettamente buoni e santi (dopo essere passati dal Purgatorio, però, almeno quasi tutti, se non tutti), altri, che avranno scelto fino all'ultimo il male, potranno essere destinati al “fuoco eterno”. Ma questo avverrà allora, solo allora. Non prima.

Quanto alla possibilità che il Male generi unità, non si può escludere che in qualche modo nella Armagheddon finale tutti coloro che saranno schierati contro il Creatore uniscano le loro forze. Ma anche lì, non si tratterà di vera unità. C.S.Lewis ad esempio nelle Lettere di Berlicche immagina che il diavolo più anziano alla fine mangi il nipote Malacoda: la loro unità era intrinsecamente instabile e illusoria:

«Io ho sempre sentito un grande desiderio di te, come tu (sciocco, degno di compassione) hai desiderato me. La differenza consiste nel fatto che io sono il più forte. Penso che ora ti daranno a me; o mi daranno un pezzettino di te. Amarti? Ma sì! Non mi sono mai cibato di un bocconcino più squisito. (...) Con tutta sincerità mi firmo il tuo sempre più voracemente affezionato zio» (XXXI, e ultima, lettera di Berlicche)

Nella storia abbiamo del resto moltissimi esempi di come l'unità tra chi persegue il male sia precaria e ingannevole. Basti ricordare come negli ultimi tempi della 2a guerra mondiale i due grandi amici, Hitler e Mussolini si trattavano in realtà da nemici: Mussolini sostanzialmente prigioniero dei tedeschi, che si annettevano pezzi (il Cadore) dell'alleata Italia. O pensiamo a Stalin, che mandava a morte senza ragione alcuni dei suoi più intimi collaboratori.

Insomma non ci può essere vera unità se non nel bene. L'unità escatologica dei cattivi contro Cristo potrà anche esserci, ma potrà essere solo una unità fittizia. E, del resto, limitata al momento in cui la storia trapasserà nell'eterno.

nessun senso per l'oggi?

Ma se l'unico senso accettabile de Il Padrone del mondo è riferito all'eschaton, tale libro non dice niente all'oggi?

Possiamo trovare delle indicazioni anche per l'oggi, certo: come richiamo alla potenza che il Male può avere anche su di noi. Su di noi e anche su realtà associative concrete, in cui gli esseri umani ad esempio concordano dei progetti. A patto però di tener sempre presente che ogni essere umano, fino all'ultimo respiro, rimane libero. Libero di fare o il bene o il male. Ad ogni istante. Quindi occorre assolutamente evitare di etichettare schematicamente le persone; questo sarebbe inevitabilmente violento, perché non attento al modo, imprevedibile, con cui Cristo può manifestarsi.